Si narra che a Castevoli, vicino a Mulazzo, esisteva un tiranno odiato da tutta la popolazione. Costui pretendeva che una novella coppia di sposi gli rendesse omaggio. Una mattina giunse al maniero una coppia che si era appena sposata; erano giovani e innamorati di nome Caterina e Gostino. L’uomo li fece accomodate regalando loro un consueto dono di nozze, pronunciò un discorso augurale alla coppia e, quando vide i due giovani, che da prima titubanti della sua presenza divennero invece felici per quelle parole, iniziò a fare la persona cordiale, complimentoso ed amabile. I due non potevano sapere che quella era una maschera e che dietro quei sorrisi si celasse un odio per quell’amore puro che vedeva nei giovani. L’uomo, dunque, indossata quella maschera di gentilezza, invitò per fino i due novelli sposi a banchettare da lui e mostrò loro il maniero una volta finita a cena.
Quando ormai Selene splendeva in alto rischiarano il buio della notte, l’uomo gettò finalmente la maschera chiedendo al giovano sposo di lasciare lì la sua amata affinché il Marchese potesse godere dei piaceri della prima notte di nozze, e ovviamente il ragazzo, si rifiutò; povero ragazzo innamorato! Quanto potrebbe un umile contadino di fronte al Marchese? L’uomo, infatti, fece portare via il giovane con un ordine ben preciso e che più maligno non poteva essere. La giovane, intanto, cercava il suo sposo che si era allontanato col Marchese e quando vide il padrone di casa tornare sperava di vedere il suo amato; ma ciò che vide fu qualcosa che le gelò il sangue fin nel midollo. Il Marchese con la sua macabra eleganza le veniva appresso recante un vassoio sul quale stava la testa dell’amato. Caterina si sentì mancare, ma ascoltò le parole di quello che solo Mostro poteva chiamarsi: passare la notte con lui, ecco cosa voleva quell’uomo nel cui petto batteva un cuore infernale; e, sebbene, la giovane stesse morendo piano piano dentro, con una fredda lucidità acconsentì.
Ma l’uomo, tanto oscuro quanto ingenuo, non aveva messo in conto la rabbia della novella sposa. La giovane, assicuratasi che il marchese fosse tra le braccia di Morfeo, si alzò da letto e trovata, nella sala d’armi una scimitarra, tagliò di netto la testa dell’uomo. Compiuta la vendetta, Caterina sgattaiolò fuori da castello, complice anche il fatto che le guardie dormivano ubriache dal gioco e dal vino. Ella tornò a casa dalla madre e le raccontò l’accaduto. Il terrore si diffuse tra i paesani che vennero a sapere del fatto, ma decisero che avrebbero protetto la giovane a costo della vita. Passò la notte, il giorno e un’altra notte… nessuno venne, ma anzi, le guardie fecero sapere che il Marchese era deceduto per “disgrazia””. Il corpo non venne mostrato come di consueto alla popolazione, ma anzi in breve tempo si iniziarono le feste per l’insediamento di un nuovo signore.