Portale ufficiale della destinazione Lunigiana

Nel cuore di Fivizzano, il Complesso degli Agostiniani, fondato nel 1392 da Fra Giacomo da Montalcino su desiderio di Nicolò Malaspina, è un emblema della storia cittadina. Da punto di riferimento religioso e culturale, il convento fu soppresso nel 1786, assumendo ruoli diversi nel corso dei secoli, tra cui conservatorio femminile e monastero di clausura.

La Biblioteca Civica
Custode di oltre 30.000 libri, la Biblioteca vanta incunaboli e volumi antichi del XV-XVI secolo, grazie anche a Jacopo da Fivizzano, pioniere della stampa a caratteri mobili.

Meteo-Museo Edmondo Bernacca
Unico nel suo genere, il museo celebra Edmondo Bernacca, meteorologo italiano, esponendo cimeli e strumenti. Bernacca fu precursore nella divulgazione della meteorologia e nella sensibilizzazione sulle tematiche climatiche.

Sala Consiliare e Museo di Arte Sacra
L'edificio ospita la Sala Consiliare e il Museo di Arte Sacra, situato nella Chiesa di San Giovanni del XIV secolo. Opere d'arte e tesori, come la sepoltura di Fra Leonardo Valazzana, arricchiscono lo spazio.

Il Chiostro
L'antico chiostro, decorato dagli affreschi seicenteschi di Michele Angelo di Fivizzano, raffigura la vita di Sant'Agostino. Restaurati nel secolo scorso, gli affreschi aggiungono fascino all'Ex Convento degli Agostiniani, offrendo un'esperienza che intreccia storia, arte e cultura.

Il Museo Diocesano di Pontremoli, situato sotto il Palazzo Vescovile in una delle piazze principali del borgo, fu inaugurato il 31 gennaio 2009 grazie all’iniziativa del vescovo Eugenio Binini. L’intento era quello di preservare e valorizzare il ricco patrimonio religioso e artistico della Lunigiana, con opere provenienti dalle diverse chiese della zona.

I Tesori del Museo Diocesano
Il museo offre un percorso diviso in sezioni tematiche che ripercorrono la storia cristiana della Lunigiana. La prima parte è dedicata al Medioevo, illustrando il processo di cristianizzazione della zona, con oggetti come il calco della lapide di Leodgar, che "distrusse vari idoli pagani," una Statua Stele e un plastico delle pievi e cappelle lungo la Via Francigena.

La seconda sezione ospita numerosi oggetti sacri utilizzati nei secoli dalla diocesi, tra cui croci, carteglorie, paramenti e le affascinanti "Madonne vestite." Al centro del museo spicca il calco del "labirinto" simbolico, che rappresenta il pellegrinaggio e la redenzione, il cui originale si trova nella Chiesa di San Pietro.

Le Madonne Vestite
Tra gli oggetti più caratteristici del Museo vi sono le "Madonne vestite," una particolare tipologia di statue che rappresentano la Madonna e il Bambino con grande realismo. Queste statue, spesso realizzate solo per il volto e le mani, sono completate con abiti ricchi e colorati e talvolta con parrucche, creando un effetto vivace e realistico. La Madonna del Popolo, tuttavia, si distingue per essere scolpita interamente anche sotto le vesti.

Questa tradizione, diffusa in particolare nel Settecento e andata in declino nel Novecento, prevedeva un preciso rituale di vestizione che poteva essere eseguito solo dalle donne, ed è oggi celebrata e rivisitata nel Museo Diocesano di Pontremoli, che ne conserva la memoria.

La storia di Mulazzo è profondamente intrecciata con quella dei Marchesi Malaspina, una famiglia di antica nobiltà che ha plasmato la Lunigiana con castelli, borghi fortificati e torri. L’eredità culturale e documentale di questa famiglia è oggi conservata e valorizzata nell'Archivio-Museo dei Malaspina, fondato grazie a Dario Manfredi, che ha catalogato migliaia di documenti legati alla famiglia (nel museo sono conservati oltre 9.000 libri, 600 periodici e 25.000 documenti manoscritti). e, in particolare, al navigatore Alessandro Malaspina.

L'Archivio-Museo dei Malaspina, inaugurato nel 2005 e ospitato nell'antico Palazzo Malaspina di Mulazzo, ha come scopo la conservazione di questo patrimonio culturale. Insieme alla Fondazione Alessandro Malaspina, creata nel 2007, e al Centro di Studi Storici Alessandro Malaspina (fondato nel 2021), queste istituzioni promuovono la ricerca e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale malaspiniano.

Tra i protagonisti dell’Archivio-Museo, Alessandro Malaspina spicca per la sua celebre spedizione transoceanica (1789-1794) a bordo delle corvette "Descubierta" e "Atrevida", un’impresa commissionata dalla Corona Spagnola per esplorare e documentare i possedimenti spagnoli. Questa spedizione scientifica, tra le più significative del XVIII secolo, aveva obiettivi ambiziosi: tracciare carte geografiche, studiare le regioni dal punto di vista botanico, zoologico e mineralogico, e raccogliere informazioni sugli usi e costumi delle popolazioni indigene.

Il museo contiene anche documenti legati ad alcune delle donne più influenti della famiglia Malaspina, come Maria Teresa Cybo-Malaspina e sua figlia Maria Beatrice d’Este Cybo-Malaspina, entrambe donne di grande intelletto ed eleganza che brillarono nelle corti italiane ed europee del Settecento. Questo periodo fu infatti segnato dal crescente coinvolgimento femminile nei salotti letterari e nella politica dell’Illuminismo.

Gli Stretti di Giaredo sono senza dubbio una delle meraviglie naturali della Lunigiana, un luogo dove la forza della natura si manifesta in modo spettacolare. La gola, formata dal torrente Gordana, offre ai visitatori un'esperienza unica di contatto con la natura, un viaggio che si snoda attraverso un paesaggio che cambia continuamente, rivelando scenari suggestivi e inattesi.

Gli Stretti di Giaredo sono infatti un'enciclopedia di ‘geo-diversità': risalirli è un po’ come viaggiare nel tempo fino a quando, da 190 a 125 milioni di anni fa, si sono formati Calcari, Selci, Diaspri e Maiolica, che oggi affiorano con le più svariate colorazioni, dal rosso al verde, dal grigio all’azzurro, rendendo questo luogo unico e suggestivo.

Gli habitat e le specie di flora e fauna della “Valle del Torrente Gordana” sono tutelati dalla direttiva comunitaria 92/43/CEE, altrimenti detta Habitat, che ha designato l'area come Zona Speciale di Conservazione (ZSC).

Qui è possibile immergersi in un ambiente bucolico, tra il canto degli uccelli e il rumore dell'acqua che scorre. Man mano che si risale il greto del torrente, il paesaggio diventa sempre più selvaggio e affascinante, con alte e colorate pareti rocciose che emergono maestose e durante il percorso è possibile scoprire piccole pozze d'acqua cristalline e angoli nascosti dove la luce del sole filtra tra le fessure rocciose creando giochi di luce che danzano sulle pareti.

L'area è tutelata e non attrezzata: si raccomanda nella fruizione il rispetto dell'ambiente e la prudenza.

Le Grotte di Equi sono un vasto complesso carsico situato dietro il borgo di Equi Terme, nel Parco Regionale delle Alpi Apuane - Unesco Global Geopark.

Si sviluppano per circa 1000 metri, in un percorso che si divide in tre parti:

la “Buca” considerata fossile, “Le Grotte” scoperte nel 1985 ancora in crescita e quindi vive. La parte più profonda chiamata “Speleo”, in cui le sale possono superare i 60 m di altezza.

Il complesso carsico si è formato nel corso di centinaia di migliaia di anni grazie all’azione dell’acqua che ha dato origine a molte concrezioni: le stalattiti, le cannule, le vele o drappeggi, le stalagmiti, le concrezioni sferoidali da splash e le colate.

 

Le sorgenti carsiche: la Buca e la Barrila

Lungo l’alveo scavato dal Torrente Fagli sgorgano due sorgenti di origine carsica.

La sorgente della “Buca” scaturisce dall’ingresso delle Grotte ed è una risorgiva perenne, che periodicamente esonda con una portata fino a 15000 litri al secondo e fuoriesce in modo spettacolare dall’attuale ingresso delle grotte.

Poco più a monte della precedente, scaturisce un’altra sorgente, detta “Barrila”, con una portata media di 200 l/sec. Le due sorgenti sono collegate.

 

La Tecchia e il Museo Archeologico

Sopra all’ingresso delle Grotte si apre la Tecchia di Equi, sito archeologico e paleontologico di rinomanza internazionale, noto soprattutto per il recupero di una grande quantità di ossa di animali oggi estinti, come l’orso delle caverne (Ursus spelaeus). È fruibile al pubblico nel sito di scavo e nel Museo Archeologico sottostante.

Il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, oggi riconosciuto come Riserva di Biosfera UNESCO (MAB, Man and Biosphere), è una vasta area protetta che si estende lungo il crinale appenninico tra la Toscana, con Lunigiana e Garfagnana, e l'Emilia-Romagna, con le alte valli parmensi e reggiane

Grazie alla sua posizione, il parco respira l’aria continentale dell'Europa a nord e quella del Mediterraneo a sud, e costituisce insieme alle Alpi Apuane uno dei più importanti 'hot spot' di biodiversità della penisola.

In Lunigiana, il parco si estende nei comuni di Filattiera, Bagnone, Licciana Nardi, Comano e Fivizzano.

Il paesaggio è caratterizzato da crinali rocciosi con cime tra i 1600 e i 2100 metri con estese praterie d’alta quota, più in basso le faggete, valli e laghi glaciali, torbiere, castagneti, cascate e prati-pascoli con grandi fioriture.

Tre le tante specie a rischio tutelate dal Parco, la rossa Primula appenninica che fiorisce tra le rupi e il Lupo, possono essere considerate come simboli del Parco.

Interessanti anche le emergenze geologiche, tra tutte l'Alta Valle del Rosaro che conserva i gessi triassici vicino a Sassalbo, il grande circo glaciale della Nuda e i depositi morenici che hanno originato il Lago Padule e i Passi dell'Ospedalaccio e del Cerreto.

Le Alpi Apuane costituiscono un'eccezionale catena montuosa protetta dall'omonimo Parco Regionale, riconosciuto come UNESCO Global Geopark, la cui porzione nord-occidentale si estende in Lunigiana nel versante del bacino del fiume Magra, nei comuni di Casola in Lunigiana, Fivizzano e Fosdinovo.

Infatti queste montagne, con morfologia alpina, vette maestose, versanti imponenti e valli profonde, custodiscono un patrimonio di geodiversità d'importanza mondiale. Sono la più importante 'finestra tettonica' di tutto l'Appennino Italiano con una storia geologica complessa, una grande diversità di rocce e minerali, oltre ai più conosciuti marmi.

Le Alpi Apuane custodiscono poi un patrimonio carsico di valore assoluto: delle oltre 1300 grotte carsiche censite, 19 grotte rientrano tra le cinquanta più lunghe d'Italia, mentre l’Abisso Paolo Roversi ha il maggiore dislivello (- 1350 m).

La posizione geografica e la diversità geologica delle Alpi Apuane contribuiscono alla presenza di ambienti che conservano oltre il 50% della biodiversità di tutta la Toscana, soprattuto floristica, tra cui numerose rarità botaniche, come la globularia, la santolina e la pinguicola apuana.

Anche la fauna include specie emblematiche come il gracchio corallino, simbolo del Parco, il lupo e l'aquila reale.

Gli habitat e le specie delle Alpi Apuane sono tutelate anche dalla Rete europea Natura 2000 con un sistema di Siti di Importanza Comunitaria e una IBA (Important Bird Areas)

Le Alpi Apuane offrono inoltre una fitta rete di sentieri escursionistici e, per gli alpinisti, molte vie di arrampicata e vie ferrate attrezzate.

Per avvicinarsi al Parco, oltre ad Equi Terme, è interessante una visita ai più caratteristici borghi di montagna, come Vinca e Ugliancaldo, oppure a Campo Cecina, per godere scenari unici sul Monte Sagro, le Cave di Marmo e il Mar Ligure.

 

Le Aree Naturali Protette di Interesse Locale (ANPIL) del Fiume Magra in Lunigiana tutelano ambienti che conservano un notevole valore naturalistico e paesaggistico.

Lungo il corso del fiume Magra in Lunigiana si trovano due ANPIL.

La prima, denominata 'Fiume Magra in Lunigiana' interessa i territori dei Comuni di Aulla, Tresana, Podenzana, Villafranca in Lunigiana, Licciana Nardi e Mulazzo.

La seconda, chiamata 'Fiume Magra 2' comprende l'estesa piana fluviale di Filattiera, un paesaggio rurale affascinante con alberate, rogge, mulini ad acqua e le tipiche 'more' (antichi argini in pietra a secco di fiume)

Queste aree si contraddistinguono per l’elevata biodiversità: l’alveo fluviale, con i suoi meandri, rami e isolette e gli ambienti ripariali sono popolati da saliceti, ontaneti e formazioni di farnie e ospitano numerose specie di uccelli, come anatre, limicoli, gruccioni, martin pescatori e vari aironi, tra cui l’airone bianco maggiore e la nitticora.

All’interno delle ANPIL si snodano percorsi ciclabili come la Greenway del Fiume Magra, la Ciclovia dei Castelli e itinerari della Lunigiana Bike Area.

Dispongono anche di spazi per la fruizione facilitata, come il Sentiero Natura a Filattiera, ideale per esplorare la bellezza naturale della zona anche a piedi.

Il Lago Verde della Cervara, situato in Lunigiana, è un piccolo bacino lacustre naturale, con un perimetro di circa 500 metri, posto a 1053 metri di altitudine e distante 4,5 km dal borgo montano di Cervara, con i suoi caratteristici 'facion' sulle facciate, nel Comune di Pontremoli. Ha la caratteristica di non avere corsi d'acqua immissari o emissari, quindi alimentato da direttamente da piogge o ruscellamenti.

Il lago deve il suo nome principalmente al colore verde riflesso dalle sue acque in certi periodi dell’anno, creando un luogo incantevole immerso nelle faggete dell’Appennino, dove regnano pace e tranquillità.

Questo lo rende ideale per trascorrere giornate di relax in mezzo alla natura.

Da qui, è possibile raggiungere a piedi un’altra attrazione imperdibile: la Cascata di Farfarà, con un suggestivo salto d'acqua di decine metri è uno dei salti più alti della Lunigiana.

La cascata prende il nome dal nucleo di 'cascine' tipiche della Valle del Verde, agglomerati di edifici in pietra a secco a sala unica con caratteristica copertura in ordito di tronchi e rami ricoperto da paglia. Le 'cascine' avevano una funzione di 'alpeggio' locale utilizzato dalle comunità dei borghi situati poco a valle.

Poco più avanti il panorama si apre sulle, in località 'Fontana Gilente', e si possono notare tipici boschetti di betulle.

Situata nella Valle del Verde, la cascata si trova lungo la Via degli Abati, uno storico percorso che collega Pontremoli al Piacentino e a Bobbio.

Il Solco di Equi è uno stretto e profondo canyon naturale, che incide i marmi apuani.

Questo spettacolare paesaggio si è formato grazie all’erosione effettuata dal torrente Catenelle sulla soprastante valle glaciale del Pizzo d’Uccello (1782 m slm), suggestivo rilievo apuano noto soprattutto per l’imponente parete Nord, con 700 m. di falesia verticale.

Lungo la Valle del Solco, che ricade nella Zona Speciale di Conservazione “Valli Glaciali di Orto di Donna e Solco di Equi”, si possono ammirare numerose particolarità geomorfologiche (geositi) come la morena profonda di Valtredi o la parete Nord del Pizzo d’Uccello.

Inoltre, questa valle ospita endemismi botanici, autentiche rarità vegetali uniche in tutto il mondo, come la carnivora Pinguicola apuana.

Sulle rupi circostanti è testimoniata da anni la nidificazione dell’aquila reale.

Il Solco di Equi, insieme al complesso carsico delle Grotte e Tecchia di Equi, fa parte dei Geositi più importanti del Parco Regionale delle Alpi Apuane – UNESCO Global Geopark.

La Tecchia di Tenerano è un antico e affascinante riparo sotto roccia a 480 m di quota, scoperto nel 1865 dal geologo lunigianese Iginio Cocchi.

Questa cavità è formata da calcare cavernoso apuano e presenta un’entrata ampia circa 43 metri e una sala profonda circa 100 m, larga 60 e alta circa 20 metri, la cui volta è adorna di stalattiti, aggiungendo un tocco suggestivo alla sua bellezza naturale. In periodi non siccitosi, ospita un piccolo laghetto.

Si raggiunge a piedi, partendo dalla frazione di Tenerano in località Maestà e percorrendo il sentiero 197 (ex 46) prima e poi un sentiero senza numero indicato son segni gialli. L'escursione è molto breve, circa 2,5 Km, con un dislivello di circa 200m.

Si consiglia di dotarsi di lampade poiché l'interno è piuttosto buio.

All’interno di questa caverna sono stati trovati reperti funerari, come ossa umane, resti animali e frammenti ceramici, che indicano una frequentazione fin dall'epoca neolitica.

Il Castello della Verrucola, situato in posizione strategica su uno sperone roccioso a monte di Fivizzano, ha una storia che risale al XI secolo.

Probabilmente formatosi dall'unione di più fabbricati abitati dalle famiglie Bosi, Dallo e Castello, fu incorporato nei possedimenti dei Malaspina dello Spino Fiorito nel 1221.

Dopo varie vicissitudini politiche, il castello passò alla Repubblica Fiorentina nel 1478, ma fu gravemente danneggiato dal terremoto del 1481, che ne causò la decadenza.

Restaurato dallo scultore Pietro Cascella nel 1977, il castello è oggi composto da tre nuclei principali: il mastio quadrato, tipica casa torre medievale e nucleo più antico, la torre rettangolare con beccatelli e la grande torre quadrata centrale, con all’interno tre saloni sovrapposti sorretti da un'unica colonna ottagonale.

La chiesa di Santa Margherita, costruita nel XV secolo in stile barocco e inglobata nelle mura castellane, sostituì la chiesa originale distrutta nel terremoto del 1481, i cui resti si trovano poco più a sud, caratterizzati da grandi conci squadrati simili a quelli della Pieve protoromanica di Montedivalli del 963 d.C.

Il Castello è privato e visitabile solo accordandosi con il proprietario, mentre si può visitare liberamente il borgo medioevale.

La pieve di Santa Maria Assunta di Crespiano, situata lungo la strada del Lagastrello nel comune di Comano, è stata un punto di transito per pellegrini e mercanti che attraversavano l’Appennino fin da prima dell'anno Mille.

Menzionata per la prima volta nel 1148 in una bolla papale di Papa Eugenio III, la pieve ha origini probabilmente più antiche, come suggerisce una pietra arenaria incisa con l'anno 1079, riferito alla costruzione del campanile e a una ristrutturazione.

Poco rimane dell'originale impianto a causa delle numerose trasformazioni subite nel corso dei secoli. Oggi la pieve presenta un aspetto prevalentemente barocco, anche se alcuni elementi della facciata e dell'interno mantengono tracce dell'architettura romanica originale.

L'interno a tre navate separate da colonne cilindriche con capitelli scalpellati, presenta vari elementi di grande interesse tra cui un fonte battesimale in pietra del X secolo e un altare barocco con la pala dell'Assunta di Luigi Battistini.

Nella pavimentazione è inserita la lapide del parroco Giovan Pietro di Tresana, rettore nel 1467.

La Pieve di Codiponte, dedicata ai Santi Cornelio e Cipriano, si trova nel comune di Casola in Lunigiana ed è la più antica della Lunigiana. Men­zionata per la prima volta nel 793 d.C. è divenuta pieve nel 1178.

La chiesa ha una pianta basilicale latina con tre navate separate da colonne con capitelli del XII secolo, cubici scantonati, scolpiti con immagini simboliche e teologiche.

Come un vero e proprio Vangelo scolpito, questi capitelli presentano figure tipiche dell'iconografia medievale e delle pievi della Lunigiana: l’albero della vita, il giglio, la margherita a sei petali, il serpente con i piedi, la sirena bicaudata e molte altre.

All’interno, si trovano una vasca battesimale preromanica a pianta esagonale, risalente al VIII secolo e un trittico tardo medievale con la Vergine, i Santi Cornelio e Cipriano, e l’immagine del Volto Santo, celebre e venerata reliquia lucchese, che ricorda il passaggio della Via del Volto Santo in questi luoghi.

La facciata, rivolta a ovest come in tutte le pievi e chiese più antiche della Lunigiana, è adornata da un portale tardo barocco del 1825 e presenta due contrafforti, probabili resti di un antico portico.

All’esterno, sul retro dell’abside centrale, si trovano archetti e lesene pensili del XII secolo, oltre ai ruderi dell’originaria torre campanaria. Mentre sul lato sud è presente un elegante portale del XIV secolo, probabilmente quello l’originario della pieve.

La Pieve di Offiano, situata a Casola in Lunigiana, al confine tra Lunigiana e Garfagnana, è un tesoro storico e architettonico incastonato in un paesaggio idilliaco. Circondata da verdi pascoli, campi coltivati e filari di vite, la pieve offre ai visitatori una sensazione di profonda tranquillità e armonia con la natura.

La sua posizione lungo una variante della Via Francigena, in direzione del passo di Tea, ne sottolinea l'importanza storica.

Fondata probabilmente tra l’XI e il XII secolo, la pieve ha subito una significativa ristrutturazione verso la metà del XVIII secolo, che l'ha trasformata in un esempio di architettura barocca.

Nel XV secolo, la pieve fu arricchita da un fonte battesimale, datato 1452, oggi custodito nel Museo del Territorio dell’Alta Valle Aulella a Casola in Lunigiana.

All'interno della chiesa si può ammirare una tela raffigurante l'Ultima Cena, inoltre un portale riporta il simbolo dei Malaspina dello spino secco. Sulla facciata è inserito un frammento marmoreo che raffigura la parte inferiore di un pellegrino, con sandali e bisaccia.

Situata lungo la Strada Statale 63, che da Fivizzano conduce al Passo del Cerreto, si trova la Pieve di San Paolo di Vendaso.

Questa pieve, che un tempo aveva giurisdizione su tutta l’area settentrionale della Valle del Rosaro, è menzionata per la prima volta in una bolla papale di Eugenio III del 1148.

La Pieve di San Paolo di Vendaso è costruita in stile romanico e, sebbene sia stata più volte ricostruita e restaurata, conserva ancora il suo fascino originale.

All'esterno, è interamente realizzata in pietra arenaria e la facciata rivolta ad occidente presenta una bifora e una finestra a croce posta poco più in alto. All'interno, la chiesa è suddivisa in tre navate separate da imponenti colonne collegate da archi a tutto sesto, ciascuna terminante in un'abside.

 

La pieve di San Martino è un edificio di culto cattolico situato nella frazione di Viano nel comune di Fivizzano.

Risalente all'VIII secolo d.C., fu edificata su una chiesa romanica, ma subì molti rimaneggiamenti nel corso dei secoli successivi, motivo per cui presenta oggi una veste rinascimentale con inserimenti barocchi.

La facciata mostra ancora l’originario impianto con pietra a vista, mentre l'intonaco superiore testimonia i rifacimenti settecenteschi. Il portale d’ingresso è sormontato da un bassorilievo in marmo raffigurante la Vergine tra San Martino e San Giovanni Battista, sormontato da una pala quattrocentesca ricollocata qui dall'altare maggiore nello stesso periodo.

L'interno a tre navate custodisce numerose statue di marmo bianco tra le quali la una Madonna col Bambino del XV secolo. Staccato dalla Pieve si trova il campanile in pietra a base quadrata del 1671.

Il Museo Archeologico delle Grotte di Equi, con il suo allestimento recentemente rinnovato e completamente accessibile, presenta una ricostruzione a grandezza naturale dell'Orso delle caverne, che ha abitato la Lunigiana oltre 40.000 anni fa.

Tra i reperti esposti vi sono gli scheletri di un adulto completo e di due neonati di orso, un eccezionale ritrovamento del 2014.

Il museo ospita anche la riproduzione dell'area scavata dal Professor Carlo De Stefani nella Tecchia di Equi tra il 1911 e il 1919, con numerosi reperti conservati insieme alle loro etichette originali.

Sono inoltre presenti pannelli tematici corredati di QR code per ulteriori approfondimenti e una postazione interattiva che permette di visitare virtualmente il sito preistorico.

Nei pressi del Museo si trova la Tecchia di Equi, un importante sito archeologico e paleontologico.

Qui è possibile ammirare un’ulteriore collezione di reperti autentici, tra cui ossa di animali preistorici ormai estinti e manufatti litici realizzati dall’Uomo di Neanderthal e dai primi sapiens che abitarono questa valle.

Il Lago Padule è situato nel Comune di Fivizzano, lungo la ss63, circa un km prima del Passo del Cerreto, alla base della valle morenica di Pezzalunga, conosciuta localmente come Vallone dell’Inferno.

Questa valle è uno dei più ampi circhi glaciali dell’Appennino ed il lago è il risultato dall’azione modellatrice dei ghiacciai durante l’ultima glaciazione quaternaria.

All’epoca infatti il bacino di accumulo dei ghiacci si trovava proprio in corrispondenza della conca semicircolare ancora oggi facilmente visibile sul versante sud del Monte La Nuda, mentre una lingua glaciale scendeva sul versante toscano fino all’odierno borgo di Sassalbo.

La deposizione di detriti morenici ai lati e nelle zone terminali del ghiacciaio, ha creato uno sbarramento che ha permesso la formazione del lago, oggi alimentato dalle acque del Torrente Rosaro, che sgorga alle pendici del suddetto monte.

Il Lago Padule è inoltre un’importante zona umida che ospita specie vegetali comuni come la cannuccia di palude e specie molto rare come il Trifoglio fibrino e gli eriofori con i loro bianchi pennacchi. Funge anche da area di sosta per numerose specie di uccelli acquatici migratori.

I Prati di Logarghena, situati a 1000 metri di quota sul versante sud-orientale del Monte Braiola, offrono ampie distese prative che si estendono come un balcone panoramico sulla Valle del Magra: da questa posizione infatti, lo sguardo abbraccia il paesaggio circostante, dalle imponenti Alpi Apuane e alle cime dell'Appennino, dominato dal Monte Marmagna.

In passato, questi prati erano intensamente utilizzati per l'alpeggio del bestiame, un'attività oggi ridotta ma ancora presente, con greggi di pecore di razza massese dal tipico manto scuro che pascolano in quest'area durante l’estate. Sono anche una meta privilegiata per escursioni, passeggiate e picnic. Nel mese di maggio, i prati si colorano di un tappeto di giunchiglie fiorite.

I Prati di Logarghena sono tutelati dal Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano e dalla Zona Speciale di Conservazione della Direttiva europea 'Habitat'. I prati pascoli umidi ospitano tantissime piante e animali protetti e a rischio. Dalle tante specie di orchidee ai predatori come il Lupo e l'Aquila Reale, da anfibi come il Tritone crestato a pipistrelli e rettili che rendono questa zona uno scrigno importante di biodiversità da rispettare e tutelare.

Diversi sentieri consentono di raggiungere il Monte Orsaro, il Monte Marmagna e il Lago Santo Parmense partendo da qui. Durante il percorso, è possibile attraversare brughiere di mirtilli e fare sosta presso rifugi e bivacchi della zona, tra cui il rifugio Mattei, il bivacco Tifoni e il rifugio Mariotti.

Il Lago Paduli è un lago artificiale situato a 1200 m- di altezza nel Comune di Comano, a circa 1 km dal Passo del Lagastrello, al confine tra la Toscana e l'Emilia-Romagna. Compreso nel Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, questo lago offre la possibilità di trascorrere una giornata immersi nella natura incontaminata, circondati da boschi di faggio. Vicino alle rive del lago, dove è anche possibile trovare aree di sosta e picnic, può capitare facilmente di imbattersi in alcuni gruppi di cavalli del Ventasso al pascolo.

Dal lago si possono inoltre intraprendere delle belle escursioni nell’Appennino Tosco-Emiliano, per esempio al Lago Squincio, al Lago di Monte Acuto, Rifugio Città di Sarzana o lungo la dorsale appenninica. Per raggiungere il Lago Paduli in auto si passa da Licciana Nardi o da Comano, seguendo le indicazioni per il Passo del Lagastrello.. Poco prima del Passo, incontrerete il lago sulla vostra destra.

Il meraviglioso Ponte della Valle Oscura, situato appena fuori Groppodalosio, una frazione di Pontremoli lungo la Via Francigena, garantisce l’attraversamento del fiume Magra dal lontano 1574 . Immerso in un paesaggio caratterizzato da castagneti e terrazzamenti, il ponte presenta un’unica arcata notevolmente pronunciata di 16 metri, che ha sfidato il tempo e le alluvioni, rimanendo un'icona della zona.

Il Ponte collega Groppodalosio a Casalina attraverso l’attuale itinerario della Via Francigena. Per raggiungerlo facilmente, si può partire da Casalina, dove è possibile arrivare in auto e poi seguire un sentiero lastricato che conduce al ponte. Il percorso da Casalina al ponte richiede circa 5 minuti a piedi.

Per ammirare la bellezza del Ponte della Valle Oscura, è inoltre possibile scendere nel letto del fiume nei pressi del ponte, facendo attenzione poiché le rocce possono essere scivolose, per godersi le fresche acque del Magra in un luogo mozzafiato.

La Foresta del Brattello, situata nel Comune di Pontremoli, si estende per una superficie di 322 ettari tra Toscana ed Emilia Romagna. Questo complesso forestale, originariamente caratterizzato da pascoli e boschi cedui, è stato rimboschito nel Novecento con conifere e latifoglie come pini neri, faggi, castagni e cerri. La zona ha anche una fauna interessante: si possono rintracciare lepri, caprioli, cinghiali, volpi, scoiattoli rossi e altre specie.

La foresta è attraversata da una rete di sentieri che si collegano alla Grande Escursione Appenninica, all'Alta Via dei Monti Liguri e al Sentiero Italia oltre che, per gli amanti della mountain bike, da diversi percorsi facenti parte della Lunigiana Bike Area.

Anche la Via degli Abati, utilizzata dai monaci di San Colombano di Bobbio per raggiungere Roma, fa tappa proprio lungo il Brattello, così come la Abbots Way, manifestazione sportiva che ripercorre in parte l’itinerario dei monaci.

Altri luoghi affascinanti della Foresta del Brattello, sono gli antichi insediamenti noti come "Capanne" o "Cascine", diffusi soprattutto nella zona meridionale del complesso forestale, testimoni del passato rurale di questo sito.

Il Museo Etnografico della Lunigiana, situato nell'antico mulino di Villafranca, offre una preziosa testimonianza della vita rurale scandita dalle stagioni e dai raccolti. Fondato nel 1977, ricostruisce la quotidianità lunigianese dal Medioevo al Novecento. Il mulino pubblico del XVI secolo, attivo fino agli anni '30, conserva macine originali alimentate dal torrente Bagnone, utilizzate per castagne, mais e grano. Le sale espositive narrano ritualità legate all'agricoltura, dall'essicazione delle castagne alla produzione del formaggio. Il museo offre un viaggio nel tempo, rivelando la storia degli amuleti, delle "raganelle" e delle culle di legno come la famosa culla di Bratto. Gli utensili della tipica cucina lunigianese e un telaio per la tessitura arricchiscono la collezione, mostrando la connessione tra oggetti artigianali e lavori domestici, preservando un patrimonio immateriale di storie e tradizioni lunigianesi.

Il Museo di Storia Naturale della Lunigiana ha sede ad Aulla, all’interno della Fortezza della Brunella, un esempio di architettura militare del XVI secolo, concepita per la difesa con armi da fuoco. La struttura fortificata è composta da elementi difensivi esterni e spazi abitativi interni. Originariamente ristrutturata come residenza dalla famiglia inglese Waterfield nei primi del Novecento, nel 1977 l’edificio fu acquistato dallo Stato e destinato a sede del museo. L'esposizione ha l'obiettivo di divulgare le scienze naturali attraverso una descrizione completa e innovativa del paesaggio lunigianese. Il percorso espositivo, composto da pannelli informativi, offre una lettura diversificata di un territorio con valenza naturalistica ed ambientale, modellato e trasformato dall'uomo nel corso dei millenni.

Il Museo di San Caprasio di Aulla, situato nel Complesso dell’Abbazia omonima, offre ai visitatori una testimonianza della storia di questo importante crocevia lungo la Via Francigena. San Caprasio fu la principale guida spirituale della più antica e importante comunità monastica delle isole francesi di Lérins. L’abbazia, fondata nell'884 d.C., fu un importante snodo delle vie di comunicazione, ospitando anche Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, nel 990-994 d.C. Il museo, restaurato dopo i danni della seconda guerra mondiale, espone reperti archeologici, la tomba del santo e le reliquie nell'altare maggiore.

Il percorso museale include la visita alla chiesa, alla sala capitolare, alla sala con le sculture di Oberto Ferlendi e al chiostro, offrendo un'immersione nella millenaria storia dell'abbazia. Il museo presenta ritrovamenti degli scavi del 2003, tra cui monete, ceramiche, capitelli, il portale, la fornace per campane e il "Vangelo di Pietra" di Oberto Ferlendi con draghi alati.

Il Museo delle Statue Stele Lunigianesi, situato nel Castello del Piagnaro a Pontremoli, ospita una collezione delle testimonianze dell’antico popolo che abitava la Lunigiana. Il Museo nacque grazie all'impegno del professor Augusto Cesare Ambrosi, che creò la raccolta archeologica negli anni Cinquanta e Sessanta, con l'obiettivo di riunire tutte le stele in un’unica sede espositiva. Le Statue Stele, realizzate tra il IV e il I millennio a.C., rappresentano figure umane maschili e femminili in forme astratte, scolpite nella pietra arenaria. Queste statue, caratterizzate da teste a "cappello di carabiniere" e volti a forma di U, sono state ritrovate all’interno del bacino del fiume Magra per un totale di 80 reperti suddivisi in tre gruppi in base agli attributi rappresentati nella pietra. Le statue avevano una funzione di culto e venivano infisse verticalmente nel terreno, con dettagli scolpiti come occhi, volti, vestiti, collane e armi.

Il Museo dell’Emigrazione della Gente di Toscana, situato nel castello di Lusuolo, Comune di Mulazzo, è dedicato a valorizzare e raccontare il fenomeno dell’emigrazione toscana nel mondo, attualmente rappresentato da 114 mila toscani che vivono all’estero. La mostra "Gente di Toscana" presenta storie di coloro che hanno deciso di emigrare verso terre lontane, arricchite da oggetti, documenti e video documentari coinvolgenti. Il percorso espositivo comprende 66 pannelli divisi in otto sezioni, raccogliendo fotografie, disegni, lettere e passaporti che narrano il contributo dei toscani alla costruzione di Paesi stranieri. Il museo offre anche una biblioteca, mediateca, sala conferenze e uno spazio per la consultazione di materiale audiovisivo, dedicandosi ai 114 mila toscani che vivono all'estero.

Il Museo Audiovisivo della Resistenza delle province di Massa Carrara e La Spezia, situato nel Comune di Fosdinovo, rappresenta un importante luogo di memoria dedicato alla Seconda Guerra Mondiale e alla Resistenza. Decorate entrambe con la Medaglia d'Oro al Valore Militare, queste province hanno contribuito significativamente alla riconquista della libertà e della democrazia. Il Museo utilizza una combinazione di narrazione orale e moderne tecnologie di videoproiezione per trasmettere la memoria degli eventi attraverso le testimonianze dei protagonisti. Il percorso espositivo non si limita a una raccolta di cimeli, ma si concentra sulla conservazione e la trasmissione delle storie dei testimoni: le testimonianze video sono organizzate in nuclei tematici che seguono un ordine cronologico, coprendo l'ascesa del fascismo, le stragi naziste, la resistenza civile, il dramma della guerra e delle deportazioni, fino alla Liberazione.

Il Museo Archivio della Memoria di Bagnone è un viaggio coinvolgente nella storia della comunità bagnonese. Grazie ad un lavoro di digitalizzazione di foto, documenti e testimonianze audio-video, il museo conserva la memoria del borgo attraverso video, racconti e fotografie.

L'Archivio Storico del XVII secolo e le sale museali di Piazza Marconi raccontano la storia medievale e moderna di Bagnone, legandola al territorio con percorsi tematici, mostre temporanee e documenti cartografici. Il Museo della Memoria in Piazza Roma, invece, si concentra sul Novecento e sulla migrazione che ha coinvolto la vallata, evidenziando il ruolo delle donne e delle Barsane, migranti e commercianti bagnonesi itineranti.Si narra inoltre della migrazione verso gli Stati Uniti, con uno sguardo speciale sulla comunità bagnonese in California.

Il Museo è anche Gipsoteca, che celebra lo sviluppo artistico di Bagnone, esponendo i gessi preparatori di Augusto Magli, che illustrano la vita quotidiana e la personificazione del torrente Bagnone. È un'esperienza immersiva nella ricchezza storica e culturale di Bagnone, offrendo ai visitatori una visione completa della storia e dell'arte del borgo lunigianese.

La Pieve di Santo Stefano a Sorano, situata a Filattiera nel cuore della Lunigiana, è una chiesa solitaria costruita in ciottoli di fiume, che ha rappresentato un punto di riferimento per i pellegrini in transito lungo la Via Francigena. Oltre alla sua funzione religiosa, la Pieve costituisce un sito archeologico di notevole interesse, testimonianza dei popoli che hanno abitato la regione fin dalle epoche più remote.

Originariamente luogo di culto già in epoca preistorica, la chiesa conserva una statua stele femminile, utilizzata come materiale da costruzione e murata sul gradino del presbiterio nella navata destra. L'area circostante ospitava una fattoria romana, presumibilmente abitata dalla Gens Suria nel I secolo a.C., e nel VII secolo fu occupata dal Kastron Sereon, indicato come presidio della linea difensiva bizantina.

La chiesa ha conservato anche il ricordo di Leodgar, un vescovo o gastaldo longobardo, che contribuì alla cristianizzazione della Lunigiana distruggendo gli idoli in pietra e fondando ospitali. Citata nel X secolo da Sigeric, arcivescovo di Canterbury, durante il suo viaggio di ritorno da Roma, Santo Stefano di Sorano ha mantenuto le sue funzioni religiose nonostante l'isolamento nel fondovalle dopo l'incastellamento del colle alle spalle dell'abitato e l'edificazione della chiesa di San Giorgio tra XII e XIII secolo.

Nonostante i crolli degli anni Novanta del Novecento, un accurato lavoro di restauro ha riportato in vita questo edificio di grande interesse storico. La chiesa presenta un impianto a tre navate con pilastri circolari e accanto si erge un tozzo campanile che ricorda una torre di guardia. Le absidi, con lesene ed archetti pensili, rivelano influenze dell'Italia del Nord, come molti altri edifici della Lunigiana.

Villa Dosi Delfini, gioiello barocco di Pontremoli, celato dai cedri secolari, riporta in vita oltre trecento anni di storia. La famiglia Dosi, presente a Pontremoli dal '400, diventa un pilastro della società locale con l'annessione della cittadina al Granducato di Toscana nel '600, investendo nel territorio e costruendo Villa Dosi Delfini nel '700.

L'opera progettata da Alessandro Ghirardini e Francesco Natali, si sviluppa su tre livelli: il primo piano è ancora utilizzato dalla famiglia, mentre al piano terra il corpo centrale ospita uno straordinario salone arricchito da sfarzose quadrature e nove salottini privati affrescati.

Gli spazi esterni, progettati con cura, offrono un angolo di paradiso con fontane e una flora lussureggiante. Villa Dosi Delfini, ancora oggi misteriosa e affascinante, è un'autentica testimonianza di eleganza e storia, custodita nel paesaggio barocco di Pontremoli.

La Pieve di Sant'Andrea, riaperta nel 2011 dopo un restauro accurato, sorge nel Comune di Podenzana, nella frazione di Montedivalli. Le prime testimonianze sono datate nel 963 d.c., quando l'imperatore Ottone I riconobbe al vescovo di Luni il "castrum sancti Andree," ma fu nel 1148 che l'edificio venne citato come "pieve".

La pieve, monumento significativo della Lunigiana, presenta colonne romaniche di arenaria con capitelli fitomorfi e antropomorfi.

Sulla facciata, una figura misteriosa potrebbe rappresentare il Vescovo Venanzio, Vescovo di Luni nel VI secolo. All'interno si trovano diversi oggetti di venerazione locale, realizzate da maestranze campionesi: il fonte battesimale caratteristico delle pievi antiche e tre sculture marmoree del XIV secolo di San Pietro, la Madonna con il bambino e il Cristo in pietà.

La Fortezza della Brunella, situata sul colle che domina il borgo di Aulla, rappresenta un'architettura difensiva rinascimentale, con possibili origini databili al XIII secolo e varie modifiche nel corso del tempo. La fortezza, tra le più imponenti in Lunigiana, ha avuto un ruolo strategico nel controllo dei principali percorsi e valichi appenninici. Acquisita dallo Stato italiano nel 1977, è ora di proprietà del Comune di Aulla e ospita il Museo di Storia Naturale della Lunigiana, che racconta la storia e le trasformazioni del territorio.

Il castello di Castiglione del Terziere, in origine noto come "dei Corbellari", cambiò nome nel 1275 diventando "del Terziere" poichè rappresentava un terzo dei possedimenti feudali (da cui Terziere) lasciati da Obizzino Malaspina ai suoi eredi. Dopo essere stato una roccaforte strategica di Castruccio Castracani, signore di Lucca, e importante centro amministrativo di Firenze, oggi è di proprietà privata. Sottoposto a un attento restauro, funge da sede per il Centro di Studi Umanistici Niccolò V e la Libera Cattedra di Filologia e Polifonia Vocale, custodendo un ricco archivio e biblioteca con antichi volumi.

Il Castello di Tresana, tipico maniero lunigianese, ha una storia ricca di trasformazioni. La torre quadrangolare originaria, risalente al Mille, fu ampliata nel corso dei secoli con l'aggiunta di una grande torre circolare. Nel 1565, l'Imperatore Massimiliano II concesse a Guglielmo Malaspina l'investitura, rendendo Tresana un feudo indipendente.

Il feudo ebbe il raro privilegio di battere moneta, ma nel 1588 la Zecca di Tresana fu coinvolta in falsificazioni, causando la scomunica da Papa Clemente VIII. Un periodo turbolento vide la popolazione contro i Malaspina, con l'uccisione di Marchese Iacopo nel 1650. Occupato dagli Spagnoli nel 1660, fu venduto prima ai Principi Corsini e poi ai francesi nel 1797. Dopo il Congresso di Vienna, tornò ai principi Corsini, ed infine fu venduto Luigi Rossi nel 1856.

Fino a non molti anni fa, il castello versava in precarie condizioni. Fortunatamente, nel 2009 la “Fondazione Defendente Maneschi” ne divenne proprietaria, riportandolo all’antico splendore e rendendolo visitabile su appuntamento. Ai piedi della rocca, l’edificio usato un tempo come foresteria per i pellegrini lungo la Via Francigena è ora il "Castello di Tresana bed and breakfast", aperto tutto l'anno. Gli ospiti hanno accesso gratuito ai suggestivi spazi esterni del castello, offrendo un'esperienza unica in un ambiente storico restaurato.

Il castello di Terrarossa è una maestosa residenza dei Malaspina costruita nel XVI secolo. Progettato dal marchese Fabrizio Malaspina, presenta una pianta quadrata con quattro baluardi, ma molte parti del progetto rimasero incomplete. Situato lungo la Via Francigena, ha prospetti esterni semplici con ciottoli di fiume e pietra. L'interno comprende oltre 40 vani, tra cui ampi saloni e appartamenti, e in passato ospitava un allevamento di bachi da seta. Dopo il restauro, il castello ospita l’ufficio informazioni turistiche ed è utilizzato per eventi.

Dal XI secolo, il Castello Malaspina di Monti domina strategicamente l’antico tracciato della Via di Linari, arteria vitale fra Emilia-Romagna e Via Francigena, lungo la Valle del Taverone. In origine di proprietà degli Estensi, nel 1200 passa ai Malaspina, poi viene temporaneamente conquistato da Genovesi e Campofregoso, ed infine rientra nei possedimenti della famiglia Malaspina nel 1463.

Il castello divenne finalmente feudo autonomo con Moroello Malaspina, che decise di eleggere il castello a dimora stabile signorile, apportandovi numerose modifiche. Ricostruito dopo il terremoto del 1920, il castello è ancora di proprietà dei discendenti di Moroello.

Le visite guidate permettono di esplorare le sale con soffitti a vela, camini e portali scolpiti, ospitanti collezioni di stampe del ‘700 e armi rinascimentali. Le due torri circolari offrono una vista suggestiva sugli Appennini, le Alpi Apuane e la Val di Magra dalla terrazza panoramica.

Il Castello Malaspina di Fosdinovo è un'imponente struttura risalente all'XI secolo. Originariamente nucleo fortificato, il castello fu successivamente ampliato con torrette e torrioni difensivi nel corso dei secoli successivi. Nel 1340, il castello passò dai Nobili di Fosdinovo a Spinetta Malaspina, diventando il centro politico e militare dei feudi legati alla famiglia Malaspina.

Nel corso del tempo, l'interno del castello fu trasformato in una raffinata dimora signorile, adornata con splendide sale affrescate. Attualmente di proprietà dei Marchesi Torrigiani Malaspina, il castello ospita un museo, un centro culturale dedicato alle arti contemporanee, una residenza per artisti e scrittori, e un piccolo bed and breakfast.

Il percorso museale all'interno del Castello di Fosdinovo offre una visita guidata agli ambienti principali, tra cui i saloni affrescati da Gaetano Bianchi, la stanza che ospitò Dante Alighieri, la collezione di monete, ceramiche, armi e strumenti di tortura. Si può anche fare una sosta nella camera dove, secondo la leggenda, dimora il fantasma della giovane Bianca Maria Aloisia. La leggenda narra che la ragazza sia stata murata viva in questa stanza a causa del suo amore proibito con uno stalliere, andando contro la volontà dei nobili genitori.

Nel Comune di Mulazzo, tra le prime alture della Val di Magra, svetta l’antichissimo Castello Malaspina di Castevoli. Fondato nell’anno 1000 dagli Estensi, passa poi ai Marchesi Malaspina, che annoverano tra i loro ospiti anche Dante Alighieri. Dopo essere diventato persino feudo autonomo sotto la Signoria di Tommaso Malaspina, una sollevazione popolare pone fine alla Signoria e, per il castello, seguiranno due secoli di abbandono. Nel 1990, il pittore e scultore Loris Nelson Ricci, insieme alla moglie, la svizzera Erika H. End, riedifica l’antico castello a partire dai suoi ruderi. Dopo otto anni di imponenti restauri, il “nuovo” castello è stato inaugurato: all’interno sono collezionati numerose sculture, dipinti, disegni e progetti d’architettura.

Il nucleo originario di Pallerone, chiamato il Verdentro, era costituito da un borgo fortificato. La famiglia Malaspina ebbe un ruolo chiave per il borgo a partire dal 1275, con i Marchesi Malaspina di Olivola che ne mantennero il possesso con alterne vicende per secoli. Nel Seicento, Alderano trasformò radicalmente Pallerone, spostando qui la sede principale del feudo e trasformando il castello in una residenza signorile. Il castello, ora di proprietà privata della famiglia Malatesta, è stato restaurato e aperto al pubblico. Il grande salone, con affreschi seicenteschi attribuiti a Stefano Lemmi, e la cappella dedicata a San Gaetano Thiene, insieme al giardino pensile con un mosaico alla ligure, sono le principali attrazioni di questa lussuosa residenza seicentesca, spesso utilizzata per eventi pubblici e privati.

Il Castello di Malgrate, situato nel comune di Villafranca, è un'antica fortezza che domina la valle del fiume Bagnone con la sua caratteristica torre rotonda. La sua storia affonda le radici nel XIV secolo, quando il castello svolgeva un ruolo chiave nel controllo delle vie di comunicazione provenienti dall'Appennino, dalla Cisa e dalla Garfagnana.

Il castello con la sua torre, alta 25 metri e coronata da uno sbalzo di ronda con beccatelli, è rimasto in possesso dei Malaspina fino al XVII secolo. Inizialmente concepito come struttura difensiva, il castello ha subito una trasformazione nel 1641 quando il corpo centrale è stato convertito in palazzo, incorporando la torre rotonda.

Nonostante la sua evoluzione in residenza signorile, Malgrate mantiene l'aspetto caratteristico di una fortezza medievale. Il nucleo principale è costituito dal mastio, posizionato sul lato corto del palazzo feudale a pianta rettangolare, circondato da mura con merlature guelfe, scarpate e un camminamento di ronda che risale al XIV secolo. Questi elementi architettonici testimoniano la sua importanza storica e il suo ruolo strategico nella regione.

Sulla rocciosa sponda del fiume Magra svetta il Castello di Lusuolo, antico baluardo difensivo della Lunigiana, oggi aperto al pubblico e sede del Museo dell’Emigrazione della Gente di Toscana. Il borgo, sviluppato lungo un'unica via, conserva la chiesa risalente al 1187.

Originariamente appartenuto a Corrado l’Antico, marchese di Mulazzo, il castello divenne residenza marchionale grazie ad Azzone Malaspina. Nel XV secolo, parzialmente demolito dai Campofregoso, subì una trasformazione in dimora fiorentina con lavori di ampliamento e aggiornamento delle difese. Abbandonato dopo l'annessione di Pontremoli al Granducato di Toscana, fu restaurato nel XX secolo dalla famiglia Porrini.

Le sue sale, cucina, scuderie e cappella dei soldati sono testimonianze del suo glorioso passato. Il Museo dell’Emigrazione, allestito al suo interno, racconta le epiche storie dei toscani che cercarono fortuna oltre confine, attraverso fotografie, documenti e cimeli.

La Lunigiana è una terra ricca di storia e castelli imponenti. Questi monumenti medievali sono testimonianza del dominio secolare della famiglia Malaspina (XI-XVIII secolo), che non utilizzava la tradizionale regola del maggiorascato nella spartizione dei propri possedimenti. Contrariamente alla consuetudine di assegnare l'intero patrimonio ereditario al primogenito, i Malaspina dividevano feudo e potere tra tutti i figli maschi. Questa peculiarità ha portato nel corso dei secoli a una frammentazione continua del territorio in numerosi feudi indipendenti, ciascuno con il proprio castello.

Uno degli esempi più significativi di questa peculiarità lunigianese è il Castello di Bastia, situato su un colle che domina la Valle del Taverone, sopra il paese di Licciana Nardi. Appartenuto alla Famiglia Malaspina, nel corso dei secoli ha ospitato personalità illustri come Angelica Malaspina, sposa di Giulio De’ Medici, Annetta Malaspina, celebrata dai poeti dell’Arcadia, e Giovanni dalle Bande Nere, capitano di ventura fiorentino.

Per coloro che amano immergersi nell'atmosfera di questi luoghi storici, il castello offre un'esperienza unica. Per ulteriori informazioni sui giorni di apertura del castello, è possibile consultare il sito sigeric.it.

Il Castello dell'Aquila, un'imponente struttura fortificata risalente al Basso Medioevo, domina il borgo medievale di Gragnola e la confluenza dei torrenti Lucido e Aulella. La sua origine è avvolta dal mistero, e l'attuale aspetto è il risultato di un accurato restauro durato dieci anni, completato agli inizi del 2000. La struttura comprende un mastio quadrilatero e tre torri angolari, con un cortile interno rialzato circondato da mura a merlatura guelfa. Appartenuto ai Marchesi Malaspina dello Spino Fiorito, il castello è uno dei più grandi della Lunigiana. Durante i lavori di restauro nel 2004, è stato scoperto uno scheletro di un cavaliere del XIV secolo, ucciso da un dardo di balestra ancora conficcato tra le vertebre cervicali. Questo enigma medievale, con un cavaliere senza nome, continua a intrigare e ispirare studi scientifici e tesi di laurea nel campo dell'antropologia e della medicina legale. Attualmente, il castello è temporaneamente chiuso.

Pontremoli, definita dall’imperatore Federico II "chiave e porta dell’Appennino", è dominata dal suo castello. Il Castello del Piagnaro, eretto intorno all’anno 1000, fungeva da controllo dei numerosi nodi viari presenti sui valici circostanti, tra cui la Via Francigena. Il nome del castello rimanda alle lastre in arenaria, le "piagne", utilizzate per le abitazioni. La fortificazione, divisa in due livelli, rivela diverse stratificazioni storiche: il nucleo più antico con un maestoso mastio e quello successivo risalente al XVI secolo. Ora restaurato, il castello ospita il Museo delle Statue Stele dal 1975, contribuendo a mantenere viva il patrimonio identitario della Lunigiana.

Zeri, Comune diffuso tra Toscana, Liguria ed Emilia, regala un'autentica immersione nella montagna appenninica. Con borghi caratteristici, cucina tipica e tradizioni millenarie, Zeri è la meta ideale per chi cerca relax e mistero nella suggestiva alta Lunigiana.

Tra gli affascinanti luoghi da non perdere l'antico villaggio d’alpeggio di Formentara, costruito nel Cinquecento a oltre 1100 metri di quota, offre un'atmosfera misteriosa e tradizioni ormai perdute. La Cascata della Colombara e il Ponte dei Rumori, conservano numerose leggende locali, aggiungendo fascino al territorio. Montelama, noto come il paese dei maghi, è celebre per leggende di stregonerie e un'aria suggestiva che affascina gli amanti del soprannaturale.

Per gli appassionati di cucina locale invece il richiamo di Zeri non si limita al presidio Slow Food dell’Agnello di Zeri, ma offre anche eccezionali funghi, castagne, patate e mele.

Per conoscere questo territorio fuori dal tempo, si consigliano anche i numerosi itinerari escursionistici e in particolare la Via dei Monti de Pontremolo, tracciato riscoperto recentemente, che passa proprio nella Valle di Rossano e le sue meravigliose contrade.

Tresana, borgo arroccato sulla valle del torrente Osca, affluente del Magra, ospita un imponente castello che domina la vallata. Nel 1164 la famiglia Malaspina ottenne da Federico Barbarossa la concessione di costruire una "turris sana" (torre solida), da cui deriverebbe il nome Tresana. Il castello, antico baluardo difensivo, controllava la Via che collegava la val di Magra all'entroterra ligure. Oltre al castello, Tresana vanta l'antica Chiesa di San Giorgio, esistente dal 1470, con forme barocche di rara bellezza, il Castello e la Chiesa di San Siro di Villa di Tresana, che arricchiscono il patrimonio storico del borgo lunigianese.

Virgoletta, borgo medievale adagiato sul colle che fiancheggia il torrente Bagnone, nel Comune di Villafranca in Lunigiana, conserva una storia legata ai Malaspina. Originariamente dei Corbellari, passa ai Malaspina dello Spino Secco e temporaneamente ai genovesi Campofregoso nel XV secolo.

Il borgo, cinto da mura di oltre dieci metri, svela lungo la via principale "portali parlanti", decorati con bassorilievi dai simboli benaugurali e attrezzi da lavoro. La chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, del 1585, conserva un altare seicentesco con reliquie di quattro santi, giunte a Virgoletta da Roma nel 1666. Una pala quattrocentesca del Maestro di Virgoletta completa l'interno.

Via Calzolari, conduce al Castello Malaspina, con uno stemma familiare e un cortile porticato visitabile. Le ali del castello risalgono al Cinquecento e Seicento, mentre la torre di difesa offre una vista panoramica sulla valle. Un "riulin", piccolo passaggio porticato ovvero rivellino, permette di costeggiare la torre e di proseguire verso le montagne al santuario della Madonna della Neve.

L’esplorazione del borgo si conclude alle Fontane di Virgoletta, fonti di acqua corrente con faccioni in marmo, luogo di sosta per i pellegrini della Via Francigena.

Filetto, antico borgo nel Comune di Villafranca in Lunigiana attraversato dalla Via Francigena, racchiude nelle sue forme e nel suo nome le radici bizantine, derivanti dal greco Fulacterion, che significa “borgo fortificato”. La sua forma quadrangolare, tipica delle fondazioni tardo antiche, conserva antiche strade perpendicolari e annessioni rinascimentali, come il pittoresco Borgo degli Ariberti.

Storia e Feudi
A partire dal 1351, Filetto faceva parte del feudo di Malgrate, sotto il dominio di Bernabò Malaspina. Nel Seicento, il feudo passò alla Camera Ducale di Milano e successivamente alla famiglia Ariberti di Cremona, che favorì lo sviluppo del borgo. Gli Ariberti ampliarono Filetto con una via centrale, una piazza e un palazzo signorile accanto alla chiesa dei Santi Jacopo e Antonio, collegati da eleganti ponti sospesi e archi.

La Selva di Castagni
Fuori dalle mura seicentesche, la celebre Selva di Castagni circonda l'oratorio di San Genesio. La Selva, dove sono stati rinvenuti ben undici Statue Stele e due imponenti Menhir, è un luogo considerato da sempre sacro. L'oratorio invece attira devoti e turisti, soprattutto per una fiera storica, che si ripete il 25 agosto di ogni anno. In passato, la fiera era dedicata al bestiame e al fidanzamento, con gli innamorati che donavano uccellini come promessa nuziale. Oggi, la fiera sotto i castagni è un evento estivo con musica, shopping e degustazioni di prelibatezze locali.

Il territorio di Villafranca in Lunigiana offre un affascinante esempio della vita contadina nella storica regione toscana. Immerso in paesaggi di castagneti, boschi di querce, vigneti e coltivazioni, il borgo e le sue frazioni circostanti riflettono la sua ricca storia medievale lungo la Via Francigena.

Il centro storico di Villafranca, situato in una posizione strategica vicino al guado del fiume Magra, ospita le suggestive rovine del Castello di Malnido, costruito dai Malaspina nel 1100.. La cinta muraria e altre fortificazioni medievali, accanto alla chiesa di San Giovanni, contribuiscono al fascino del borgo. Il Museo Etnografico della Lunigiana, ubicato nei mulini trecenteschi, espone attrezzi agricoli, strumenti artigianali e oggetti d'uso comune e religioso.

Villafranca in Lunigiana è caratterizzata da diverse frazioni, tra cui Filetto, un borgo medievale con un'impronta urbana quadrilatera e torri angolari circolari, Virgoletta, splendido borgo arroccato a controllo del torrente Bagnone e Malgrate, uno dei borghi più antichi della regione con il suo maestoso castello.

Pontremoli, situata sul pianoro circondato da colli e montagne, è il Comune più a nord della Toscana e uno dei gioielli più caratteristici della Lunigiana. La città offre un viaggio attraverso la storia tra memorie artistiche e monumenti, ponti medievali e vie lastricate tanto che gli storici spesso identificano Pontremoli come la mitica Apua, antica capitale della civiltà dei Liguri-Apuani.

Pontremoli custodisce nel suo Castello del Piagnaro il Museo delle Statue Stele, affascinanti sculture antropomorfe risalenti dall'Età del rame all'epoca di romanizzazione. Il Duomo offre un interno illuminato alla "ligure" e decorato con altari in marmi policromi. Il Campanone, torre del XIV secolo, è simbolo della città e delle antiche lotte tra guelfi e ghibellini. Il Teatro dell’Accademia della Rosa, rococò e il più antico dell'area apuana. La Chiesa di San Pietro, antica tappa della Via Francigena, testimonia lo storico passaggio dei pellegrini.
Fuori dal centro, il Convento della Santissima Annunziata, con il magnifico tempietto e i suoi chiostri, è un gioiello da non perdere.

Pontremoli è inoltre il punto di partenza ideale per gli amanti della natura, con diverse vie storiche (Via Francigena, Via del Volto Santo, Via degli Abati, Via de Monti de Pontremolo), percorsi escursionistici, e fluviali che offrono scorci mozzafiato in una natura incontaminata. Proprio lungo il fiume Magra e sulla Via Francigena a Groppodalosio si trova un pittoresco ponte romanico del 1574. Mentre tra i tesori naturali sono da annoverare gli Stretti di Giaredo, canyon naturale dove la pietra è stata levigata dal torrente Gordana.

Podenzana è un'affascinante località immersa nel verde, costruita intorno all'anno Mille sulla sponda destra del fiume Magra. Fu governata dai Malaspina dal 1306 e divenne marchesato autonomo nel 1536.

Tra i monumenti spicca il Castello di Podenzana, costruito dai Malaspina, fu demolito e ricostruito diverse volte.
La versione attuale, risalente al 1950, è un maniero solenne con facciata austera, cappella decorata e sala d'arme. Sul monte Gaggio invece si trova il Santuario della Madonna della Neve, risalente al Seicento, legato a una tradizione di apparizione mariana. A Montedivalli infine, l'antica Pieve di Sant'Andrea, un gioiello romanico, domina tre splendide valli.

Podenzana offre tante opportunità per gli appassionati di attività all’aria aperta, con percorsi di trekking e cicloturismo tra castagneti secolari, ma anche una particolare occasione per gli amanti del cibo: ogni agosto infatti Podenzana celebra la Madonna della Neve con la Sagra del Panigaccio, piatto tipico locale.

Mulazzo, incantevole borgo lunigianese, controlla la sponda destra del fiume Magra con la sua torre bizantina, e ospita i resti del castello e dell’acquedotto malaspiniano, diversi palazzotti marchionali e il Centro Studi Malaspiniani. Mulazzo è inoltre celebre per la singolare storia di Montereggio, una delle sue numerose frazioni. Gli abitanti, partendo dal XIX secolo, viaggiavano con gerle di libri per aprire librerie in tutta Italia, dando vita a generazioni di famiglie di librai.

In altre borgate come Castevoli e Groppoli si trovano importanti esempi di incastellamenti e opere artistiche. Merita una menzione anche la statua stele di Campoli. Ogni agosto, Mulazzo ospita il Premio Bancarel’VINO dedicato a vini e prodotti tipici, mentre Montereggio celebra la Festa del Libro con incontri culturali.

Il borgo di Tavernelle, situato nel comune di Licciana Nardi, sorge lungo l'antica Via del Sale, anche conosciuta come Via di Linari, che collega la Val di Magra al Passo del Lagastrello, confine tra Toscana ed Emilia Romagna. La presenza storica di botteghe artigiane e taverne lungo questa via potrebbe aver dato origine al nome del borgo.

Tavernelle conserva una parte antica caratterizzata da edifici risalenti al Quattrocento, tra cui una casa-torre, tipica struttura fortificata, costruita nel 1516 da Alfonso Saffi.

Oltre alla casa-torre, Tavernelle presenta portici, gallerie e strutture in arenaria che ne caratterizzano l'aspetto. La Chiesa di San Rocco, risalente al Cinquecento, è un altro punto di interesse del borgo.

A fine luglio, Tavernelle si anima con il Mercato Medievale, un evento che richiama visitatori e turisti alla scoperta delle tradizioni e della storia del luogo.

Taponecco, situato a 610 m.s.l.m. nel Comune di Licciana Nardi, è un antico borgo in galleria, ovvero caratterizzato da gallerie, archi, volte e numerosi portali in pietra, alle pendici dell’Appennino. L’insediamento è attualmente costituito da un agglomerato concentrico di case, ma un tempo comprendeva anche la torre di Apella, posta poco sopra e originariamente parte del castello di Taponecco. La torre si erge infatti su uno sperone roccioso e rappresenta un importante punto di avvistamento dell'Appennino.

Le prime testimonianze di Taponecco risalgono al XII secolo, ma l'insediamento umano in questa zona è molto più antico, come dimostra una statua stele risalente all'eneolitico (III-II millennio a.C.) trovata nei pressi del paese.

Taponecco conserva tratti medievali e rinascimentali, offrendo scorci di interesse storico-architettonico. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, citata per la prima volta nel 1187 e condivisa con il borgo di Apella, potrebbe essere stata originariamente situata nella zona del vecchio castello.

Oggi, la torre campanaria ospita un noto agriturismo, mentre il borgo conserva intatto il suo fascino e il legame con il territorio di Bagnone.

Licciana Nardi, immersa nella Lunigiana e nel Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, affascina gli amanti della natura con i suoi paesaggi mozzafiato. Il borgo fortificato offre stradine animate da osterie e negozi artigianali, con il castello trasformato in palazzo fortificato.

Il territorio di Licciana Nardi vanta numerose antiche fortificazioni: il Castello di Monti, originariamente una fortezza difensiva trasformatasi in dimora signorile tra XVI e XVII secolo, unendo stili medievali, rinascimentali e barocchi. Anche il Castello di Bastia, costruito alla fine del XIII secolo per contrastare le incursioni appenniniche, mostra una struttura imponente con torri angolari e finestre a croce guelfa. Infine a Terrarossa, un altro grande castello dei Malaspina presidia ancora oggi la Via Francigena.

Tra le pievi, spicca Santa Maria Assunta a Venelia-Monti, risalente all'XI secolo ma ricostruita nel XVIII secolo, conservando l'abside romanica. La Pieve di San Nicolò a Varano ospita invece un'importante pala d'altare di Angelo Puccinelli, pittore del XIV secolo.

Nei dintorni merita una visita il borgo di Apella, caratterizzato da una torre medievale e dalla casa natale di Anacarsi Nardi, patriota risorgimentale. Al toponimo Licciana fu aggiunto Nardi in onore di Anacarsi e Biagio Nardi. 

 

Ponzanello è un antico borgo fortificato, tra Aulla e Fosdinovo, che sorge su una collina strategica dominante la vallata. Le prime menzioni di Ponzanello risalgono al 1185, indicandolo come un importante insediamento già all'epoca. Successivamente è documentato come sede, archivio, biblioteca e cassaforte dei Vescovi-Conti. Si ritiene che fosse organizzato come Comune già nel 1200, facendone uno dei primi Comuni liberi della Lunigiana. Tra gli edifici più antichi ci sono la Chiesa di San Martino, conosciuta anche come Chiesa Vecchia (XII secolo), e la Cappella di San Filippo Neri, o Chiesa Nuova (XIII secolo). Il castello di Ponzanello, seppur non accessibile all’interno, conserva ancora la sua possente struttura. In passato, il castello era difeso da quattro portali d'accesso e addirittura da una triplice cinta muraria, a testimonianza del suo ruolo strategico.

Fosdinovo, borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, ospita il maestoso Castello Malaspina, eretto nel XIII secolo. La Chiesa Parrocchiale di San Remigio, risalente al XIII secolo, e l'Oratorio della Compagnia dei Bianchi, con facciata barocca e altari marmorei, arricchiscono il patrimonio religioso. Nei dintorni, il borgo fortificato di Ponzanello, fondato nel XII secolo, presenta una cinta muraria con tre portali di accesso ben conservati. La posizione strategica suggerisce l'importanza di questo insediamento nel controllo degli accessi al litorale tirrenico.

Il territorio circostante offre numerosi sentieri per escursioni a piedi o in mountain bike, immergendosi nella natura rigogliosa delle montagne circostanti. Un percorso interessante lungo la Via Francigena Toscana conduce ad Aulla, passando per il castello di Ponzanello, il borgo di Vecchietto e il suggestivo borgo di Bibola. Lungo questo itinerario, si trova anche l’interessante il Museo audiovisivo della Resistenza, toccante testimonianza degli eventi drammatici della Seconda Guerra Mondiale che hanno segnato questa regione.

Equi Terme è un borgo storico della Lunigiana orientale, nel Parco Regionale delle Alpi Apuane - Unesco Global Geopark, che offre molte occasioni di attività e svago:

Dalla visita alle Grotte di Equi Experience Park, allo stabilimento termale con una grande piscina natatoria, i bozzetti termali per immergersi liberamente nella acque tipide lungo il torrente, il canyon del Solco, oltre ad alberghi, B&B e ristoranti. Nei dintorni sono possibili passeggiate, escursioni e tour o noleggio delle ebike per conoscere la natura del Parco delle Alpi Apuane.

A Natale e per l'Epifania si svolgono suggestivi eventi come il Presepe Vivente e 'Piovono Befane' Epifania con natività vivente e befane acrobatiche.

Equi Terme è servito dalla stazione ferroviaria sulla linea Lucca-Aulla e dall'area camper attrezzata.

Fivizzano è uno dei centri più interessanti della Lunigiana. Il borgo acquista particolare importanza prima con la famiglia Malaspina nel Medioevo e poi con i Medici nel Rinascimento: questi ultimi la definirono il 'bel cantuccio di Firenze'. Nel 1848 fu anche elevata a Città Nobile dal Granduca Leopoldo II di Toscana.  Il Centro storico di Fivizzano, cinto da mura, è dominato dalla Piazza Medicea, caratterizzata da un'imponente fontana. 

Fivizzano ha svolto un ruolo significativo nella cultura umanistica nazionale. Qui Jacopo da Fivizzano aprì una delle prime stamperie d'Italia, ed ancora oggi si possono ripercorrere queste vicende visitando il Museo della Stampa. L'Accademia degli Imperfetti, istituita nel 1500, segnò la storia culturale locale, contribuendo alla realizzazione del Teatro degli Imperfetti nel 1807. Infine gli amanti delle lettere possono visitare il complesso degli Agostiniani con la biblioteca, l'ostello e un monumento in bronzo che ricorda Niccolò V, Papa nativo di Fivizzano, ideatore della biblioteca vaticana.

Nei dintorni di Fivizzano, nel territorio della Lunigiana, si erge il Castello della Verrucola. Da non perdere sono la Pieve di San Paolo di Vendaso, il borgo di Soliera con il santuario della Madonna dei Colli, le frazioni di Gragnola e Vinca, celebri per il loro paesaggio e la produzione del pane unico. Il vasto territorio di Fivizzano, noto come la "terra dei cento borghi", include anche Equi Terme, rinomata località termale con le sue stupende grotte.

Caprio si trova sulla parte destra dell’omonimo torrente. É un borgo molto caratteristico e per alcuni tratti ricorda l’architettura presente a Pontremoli. Fu infatti confine dell’unico comune medievale lunigianese, delimitato "ab utroque flumine Capriae", dove l’altro torrente Caprio è l’odierno torrente Teglia. Tipiche sono le case torri medievali del borgo, come casa Moscatelli a Caprio di Sopra. Conserva bei portali in arenaria e la parte superiore presenta un borgo in galleria.

La chiesa parrocchiale di Caprio si trova nella parte inferiore, dedicata a Santa Maria Assunta, lungo l’antica via Lombarda che portava al passo del Cirone. Secondo il Ferrari, prima dell’anno Mille venne donata all’abbazia di Brugnato insieme alla chiesa di Sant’Anna, oggi a Caprio di Sopra, ma anticamente annessa al castello di Sant’Anna, oggi scomparso, sulla collina a dominio dei due abitati, possedimento della famiglia feudale degli Alfieri.

Caprio passò al comune di Pontremoli, circondato dai domini dei Malaspina di Filattiera, per poi confluire nel Granducato di Toscana con i Medici.

Il piccolo borgo di Ponticello, nel comune di Filattiera, si è sviluppato a cavallo dei secoli XIV-XV lungo il tratto di Via Francigena che attraversa la Lunigiana.
Il nucleo abitato è uno dei centri medievali meglio conservati del territorio; vi si accede raggiungendo il retro dell’oratorio seicentesco dedicato ai Santi Rocco e Bernardo, riconoscibile per la sua cupola in rame, aggiunta nell’Ottocento a seguito di un restauro.

Ponticello è di dimensioni molto ridotte ma rappresenta un vero gioiellino dell’architettura medievale. Il borgo si mostra interamente in pietra, pieno di piazzette, cortili e viuzze. Ad attirare l’attenzione è il grandissimo numero di passaggi coperti: archi a sesto acuto, a tutto sesto e a botte collegano tra loro le stradine e le abitazioni, molte delle quali raggiungibili con delle scalette, anch’esse in pietra. Una delle maggiori caratteristiche del borgo di Ponticello sono proprio le case-torri. Chiamate localmente caminà, questo tipo di abitazioni nasceva come edificio fortificato: l’ingresso era posto al primo piano e vi si accedeva utilizzando una scala retrattile; nei piani superiori si sviluppavano le stanze, mentre il piano terra (dotato solo di feritoie) era utilizzato come magazzino.

Il nome di Ponticello deriva probabilmente da un ponte costruito sul fiume Oriolo (forse in origine chiamato Riolo, piccolo rio); ad oggi purtroppo non esiste più né l’uno, né l’altro.
Tra le testimonianze storiche più recenti, invece, ci sono quelle che vedono il borgo coinvolto nelle vicende della II Guerra Mondiale: nei dintorni erano presenti dei presidi militari, e si sa che il centro abitato venne bombardato, subendo fortunatamente pochi danni, in un’offensiva che comportò l’esodo della popolazione verso luoghi più sicuri.
Per lungo tempo rimasto abbandonato, Ponticello è stato oggetto di una rinascita e ogni anno si celebra la manifestazione I Mestieri nel Borgo, evento dal sapore storico-artigianale che mostra, racconta e preserva la conoscenza degli antichi mestieri.

Filattiera si trova nell'alta Lunigiana abbracciata dalle montagne dell'Appennino Tosco-Emiliano. Qui il paesaggio collinare terrazzato a grano, orzo, vigne e ulivi, si addolcisce verso la splendida pianura fluviale del Magra, area di interesse locale, che qui scorre tra coltivazioni di foraggio e mais. Il nome di Filattiera trae origine da Fulacterion, termine con cui i bizantini indicavano le fortificazioni strategiche. Il borgo medievale, arroccato sulla collina a controllo del fondovalle, ospita la chiesa di San Giorgio del XII secolo. Al suo interno si trova la Lapide di Leodegar, un'epigrafe in marmo del 752, che commemora la morte di un importante personaggio, forse un vescovo, incaricato di eliminare gli idoli pagani nella Lunigiana.

La Via Francigena attraversa Filattiera e la frazione di Ponticello, un ben conservato centro medievale. Caratterizzato da edifici in pietra, piazzette, cortili e vicoli, Ponticello presenta numerosi passaggi coperti e case-torre, simili al vicino borgo di Caprio. La Pieve di Santo Stefano, sulla Via Francigena, è un altro capolavoro medievale da visitare.

Torsana, il borgo più alto della Lunigiana a 935 m d'altitudine nel comune di Comano, è ricco di storia legata agli scalpellini che lavoravano la pietra arenaria. Circondato da monti, prati e boschi, presenta abitazioni con dettagli architettonici pregevoli. La Chiesa di San Giacomo Maggiore, costruita nel XII secolo, domina il centro del paese con la sua imponente torre campanaria. Nonostante il periodo di spopolamento, Torsana sta vivendo un processo di riqualificazione e rianimazione e dal 2010 fa parte del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano: un tesoro storico e ambientale da preservare.

Camporaghena, frazione di Comano situata alle pendici del Monte Alto, ha le sue radici nell'alto Medioevo e si sviluppò principalmente come villaggio d’altura per l'allevamento delle greggi. La sua posizione strategica sulla linea difensiva che parte da Terrarossa e segue il torrente Taverone ne ha determinato l'importanza storica.

Il borgo presenta ampi tratti selciati risalenti all'alto Medioevo. Elementi caratteristici includono la chiesa di San Pietro e Paolo, un antico mulino, una fonte decorata con sculture simili a mascheroni e una serie di elementi architettonici e decorativi. Tra le opere d'arte presenti, spiccano i sontuosi portali, gli stipiti e le finestre in arenaria, testimonianza dell'abilità degli scalpellini lunigianesi.

 

Comano, è un comune immerso nel verde con piccole frazioni e un borgo principale, lungo il torrente Taverone, che ha radici antiche, con reperti risalenti a epoche remote e documenti certi dal IX secolo. Gli Estensi e successivamente i Malaspina dominarono Comano prima che Firenze ne assumesse il controllo, garantendo stabilità politica ed economica. I monumenti principali sono la torre cilindrica, unica rimasta del Castello Malaspina dell'XI secolo, posta su un’altura del paese, la Pieve di Santa Maria Assunta a Crespiano, longobarda e romanica, e i ruderi del Castello di Groppo di San Pietro. A Camporaghena, la tradizione della lavorazione della pietra si esprime attraverso portali decorati, stemmi e sculture di grottesche figure.

Casola, originariamente chiamato Casuli in epoca romana, è un piccolo e affascinante paese considerato la porta d'accesso al Parco delle Alpi Apuane dal versante lunigianese. Situato su uno sperone roccioso nell'alto corso del fiume Aulella, e vicino al torrente Tassonaro, Casola offre panorami selvaggi e si estende su un territorio che abbraccia le catene appenninica e apuana, lungo il confine tra Lunigiana e Garfagnana. Il borgo, un tempo di proprietà dei Malaspina di Fosdinovo, ha avuto una lunga connessione con la comunità di Fivizzano dal XV al XIX secolo. Nel 1841, Casola divenne parte del Ducato di Modena, nel 1859 fu inclusa nella Provincia di Massa-Carrara fino ad assumere la denominazione attuale nel 1863.

Il Palazzo Comunale ospita il Museo dell'alta valle dell'Aulella, con reperti dal Paleolitico. Lungo l'antica via che porta in Garfagnana, sorge l'Ospedale di San Nicolao di Tea, mentre nelle vicinanze di Casola, le pievi romaniche a Codiponte e Offiano, e pittoreschi borghi come Regnano, Ugliancaldo e Castiglioncello meritano una visita. Gli amanti della natura invece possono partire da qui per esplorare il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e quello Regionale delle Alpi Apuane.

Situato sulle colline tra Bagnone e Villafranca, il Borgo di Castiglione del Terziere ha origini medievali, noto come Borgo dei Corbellari. Nel XIII secolo divenne Castiglione del Terziere, rappresentando un terzo dei possedimenti feudali (da cui Terziere) lasciati da Obizzino Malaspina ai suoi eredi. Nel 1451, passò sotto il controllo della Repubblica di Firenze, diventando il centro politico fiorentino di riferimento e sede del Capitanato di Giustizia..

Il borgo è dominato dal Castello di Castiglione del Terziere, originario del VI-VII secolo e ristrutturato nel 1351 da Franceschino Malaspina ed in tempi recenti dal filantropo Loris Jacopo Bononi. Durante la dominazione di Castruccio Castracani, signore di Lucca, il castello raggiunse l’apice della sua importanza, diventando una roccaforte strategica per la riunificazione di Lunigiana, Garfagnana, Versilia e Lucchesia in un unico stato. Altri monumenti rilevanti sono la chiesa originaria, costruita nel XVI secolo, che fu abbandonata nel 1783 e sostituita dalla nuova chiesa di San Leonardo nel 1787. Nel borgo inoltre si trova anche l'ex convento della Santissima Annunziata, costruito tra il 1501 e il 1508, successivamente passato ai Padri Serviti e oggi restaurato.

 

Bagnone, piccolo Comune situato nell’alta Lunigiana, è incastonato tra i torrenti e le vette dell'Appennino Tosco Emiliano. Il nome del borgo deriva dal torrente che scorreva vicino al castello, il nucleo originale dell'insediamento che conserva ancora il suo carattere medievale. Menzionato per la prima volta in un documento del 963, Bagnone diventò sede di vicariato sotto il dominio di Firenze nel XV secolo e si sviluppò lungo il torrente, con un borgo mercatale originariamente chiamato Gutula. Bagnone, situato nell'omonima valle, rappresenta un ottimo punto di partenza per esplorare i borghi e la natura circostante. Attualmente, le bellezze naturalistiche e culturali sono protette dal Parco Naturale e Culturale della Valle del Bagnone, con sede nel Museo Archivio della Memoria.

Nei dintorni merita una visita ill suggestivo borgo di Treschietto per gli imponenti ruderi del castello che si ergono a picco sul burrone. Un'altra attrazione imperdibile in questa zona è Castiglione del Terziere, antica sede del Capitanato fiorentino, riportato in vita da Loris Jacopo Bononi. 

Albiano, situato sul lato destro del fiume Magra, è un antico borgo legato al controllo della Via Francigena all’attuale confine con la Liguria. Citato per la prima volta nel 1256, fu sede di un castello vescovile, ora inglobato nelle mura del borgo. Originariamente parte del territorio malaspiniano, si unì alla Repubblica di Firenze nel XV secolo. Tra i suoi monumenti si annoverano la chiesa di San Martino Vescovo, risalente al XVIII secolo, con torre campanaria separata, e l'oratorio di Sant'Antonio Abate, datato al XVI secolo. In giugno, la rievocazione medievale "Albiano 1266" e, in dicembre, il presepe vivente contribuiscono a conservare e celebrare la storia dell’antico borgo.

Bibola è un antico borgo arroccato sulle alture a Sud di Aulla, a controllo della valle dell'Aulella. Durante l'età bizantina, all'inizio del VII secolo, Bibola fu menzionata nell'itinerario dell'Anonimo Ravennate, che elencava una serie di fortificazioni lungo la via da Luni a Lucca. Tra queste, figuravano Pulica, Bibola, Rubra (Terrarossa) e Corneda. Si ritiene infatti che Bibola fosse uno dei kastron bizantini costruiti per difendere il porto di Luni. L'insediamento bizantino probabilmente occupava l'area dove ora si trovano i resti del castello Malaspina e della sua torre. 

Nel Medioevo, Bibola era legata al vicino castello di Burcione, ora scomparso, entrambi posizionati per controllare una variante della Via Francigena. La comunicazione questa ed altre fortificazioni della Valle del Magra avveniva attraverso segnali di fumo e giochi di specchi da torre a torre, collegando così Bibola a Filattiera, Grondola e ai castelli di Bastia, Monti, Lusuolo e Castiglione del Terziere.

Caprigliola, il suggestivo borgo dalla forma a stella cometa, sorge su un’altura che domina il fondovalle del fiume Magra, in una posizione strategica lungo le antiche vie commerciali che risalivano la vallata verso i porti di Luni e Bocca di Magra.

Le prime testimonianze storiche del "castrum Caprigliola" risalgono al XII secolo. Nel 1185, Federico I concesse il feudo di Caprigliola a Pietro, vescovo di Luni, e ai suoi successori. Già in quel periodo, il borgo si presentava come un centro fortificato, circondato da mura e utilizzato come residenza estiva dai vescovi di Luni. Di quell’epoca rimangono tracce murarie e l’elegante torre cilindrica, ancora oggi ben conservata.

Il complesso vescovile, situato nella parte più alta del colle, è oggi affiancato dall’imponente chiesa settecentesca di San Nicolò, la cui costruzione ha probabilmente inglobato l’originario nucleo fortificato. Nel 1401, Caprigliola, insieme ad Albiano e Stadano, si sottomise a Firenze.

Nel 1556, su ordine di Cosimo de’ Medici, il borgo fu ulteriormente fortificato con nuove mura, a testimonianza del suo ruolo strategico. Queste maestose mura, ancora oggi ben conservate, insieme alla porta del XV secolo, agli stemmi medicei, alle maestà in marmo e ai ricchi portali, conferiscono al borgo un fascino storico unico.

Nei dintorni, il paesaggio è caratterizzato da oliveti e vigneti che producono prodotti di alta qualità, inclusi nell’area DOC dei Colli di Luni. Caprigliola, con la sua ricca storia e il suo patrimonio architettonico, rappresenta un gioiello incastonato tra natura e cultura, capace di raccontare secoli di storia attraverso le sue pietre e i suoi panorami mozzafiato.

Il borgo medievale di Pallerone si erge come uno storico gioiello, sulla sponda del torrente Aulella, nel cuore della Lunigiana. Strategicamente posizionato tra l'Abbazia di San Caprasio di Aulla e l'Appennino Tosco Emiliano, questo pittoresco borgo offre un vero e proprio viaggio nel tempo.

Le origini del borgo

Il Verdentro, antico castrum, racchiude numerose leggende, tra cui quella di Palero, il primo leggendario abitante. Le mura e il castello, trasformato da Alderano Malaspina nel Seicento, testimoniano l'influenza duratura della famiglia Malaspina, che dominò Pallerone dal 1275. 

La “ristrutturazione” di Alderano

L'evoluzione urbana guidata da Alderano portò al trasferimento del feudo da Olivola a Pallerone, trasformando il castello in una residenza nobiliare. La rivoluzione francese segnò un periodo tumultuoso, ma la famiglia Malaspina mantenne il controllo fino all'abolizione dei feudi nel 1811.

Aulla si trova nel cuore della Lunigiana alla confluenza tra il fiume Magra e il torrente Aulella. Anticamente il borgo era un importante crocevia lungo la via Francigena, centro di pellegrinaggio e commercio, oltre che punto strategico per la difesa delle strade che collegavano la Lucchesia e la Liguria al Passo della Cisa. Aulla ospita l'antica Abbazia di San Caprasio, eretta nell'884, con il Museo del Pellegrino che espone reperti dei recenti scavi archeologici, inclusa la tomba del Santo. Altro importante monumento è la Fortezza della Brunella: costruita nel XVI secolo, offre un esempio di architettura militare rinascimentale ed ospita il Museo di Storia Naturale.

Fuori dal centro storico di Aulla, sono da visitare affascinanti borghi collinari come Bibola (VII secolo), con i resti del possente castello, e Caprigliola (XII secolo) con la sua elegante torre cilindrica. Nella frazione di Pallerone, oltre al castello, si trova un suggestivo presepe meccanico, uno dei più antichi in Italia, con la possibilità di esplorare un museo dedicato ai presepi di un tempo. 

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