Castello di Bastia

Sul promontorio nella Valle del Taverone, una fortificazione insepugnabile

Il castello di Bastia, si erge su un promontorio nella valle del Taverone nel comune di Licciana Nardi; si tratta di una fortificazione che grazie alle sue caratteristiche e alla sua possenza veniva considerato inespugnabile; le torri stesse con struttura tondeggiante erano ottime armi difensiva per deviare i colpi di cannoni o di armi da fuoco, le quali non avrebbero mai trovato uno spigolo vivo per poter penetrare nella struttura.

Oggi presenta una pianta trapezoidale con quattro torri cilindriche unite da una cortina muraria con cammino di ronda, una costruzione probabilmente post medievale.

Non è facile capire invece la datazione del mastio centrale, il quale a causa di un restauro ha perso i tratti medievali. Il su nome deriva dal termine francese “bastir” ossia “costruire, edificare” ad indicare la struttura fortificate che veniva costruita per sopperire a qualche cedimento nel sistema difensivo del castello, di una cinta muraria, nelle difese di un borgo o città. Bastia compare tra i beni che Francesco D’Olivola impegna, nel 1294 e nel 1307, in favore dei marchesi di Villafranca. Rimase probabilmente nei possedimenti dei signori di Villafranca fino al 1416 quando i genovesi la occuparono insieme ad altre strutture difensive della Lunigiana, decisi a vendicare l’omicidio di Oderico Biassa, provicario genovese della Spezia, ucciso per mano del marchese Malaspina di Villafranca.

Dalla documentazione si può evincere che la Bastia fece parte di quei territori che l’imperatore Venceslao diede a Gian Galeazzi Visconti nel 1396 e pretesi dal Senato di Milano nel secolo XVI. Nel 1550 la Bastia entra a far parte dei possedimenti malaspiniani di Monti che divenne un feudo indipendente nel 1535.

Occorre citare un simpatico aneddoto dell’ultima marchesa Annetta Malaspina, sposata al marchese di Mulazzo Giovanni Malaspina.

Si racconta che la marchesa, di una grandissima bellezza, avesse forti legami col primo ministro Dutillot e che fu convinta ad andare in Francia con un compito molto delicato, il cui risultato era a cuore dei gesuiti: spodestare la Pompadour favorita di Luigi XV, nemica di questo ordine religioso. Un proposito che fallì perché la Pompadour la fece entrare a Versailles, ma la tenne sotto stretta sorveglianza. Sembrò che la marchesa, nonostante tutto, fosse riuscita ad entrare in contatto il Re, un uomo ormai toccato dalla vecchiaia e dagli stravizi, ed era riuscita ad entrare nella sua alcova. La bella Anna, nonostante al sua bellezza, non riuscì nell’incarico , ma in compenso tornò a casa con una pensione , assai poco onorevole , ricevuta per le occasionali “prestazioni” a favore di Luigi XV.

Della marchesa Annetta Malaspina rimangono solo tre ritratti: uno conservato Museo Maria Luigia a Parma (Fondazione Glauco Lombardi), una miniatura nell’Archivio Museo Malaspina a Mulazzo e l’ultimo ritratto custodito ancora oggi nel castello.

Competenze

Postato il

2 Settembre 2022

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