Centro storico di Pontremoli: chiave e porta dell’Appennino
Già prima del Mille, la parte più antica del centro storico di Pontremoli ha iniziato ad occupare lo spazio tra il colle del Piagnaro, dove sorge il castello, la confluenza tra il fiume Magra e il torrente Verde che abbracciano l’antico borgo.
Nel 990, proprio a Pontremoli, si fermò l’arcivescovo Sigerico durante il viaggio di ritorno da Roma a Canterbury lungo la via Francigena.
Grazie alla sua posizione strategica ai piedi delle salite per i passi montani, Pontremoli ha sempre svolto il ruolo di “chiave e porta dell’Appennino”: chi controllava il borgo controllava il passaggio tra nord e sud della Penisola.
Anche Federico Barbarossa, che nel 1167 trovò chiuse le porte di Pontremoli, dovette rassegnarsi a valicare l’Appennino per vie più disagevoli.
Libero Comune fino all’inizio del XIV secolo, ma afflitto dalle lotte tra Guelfi e Ghibellini, Pontremoli si consegnò al capitano lucchese Castruccio Castracani degli Antelminelli che, per porre fine alle sanguinose dispute, nel 1322 fece costruire la Cortina di “Cacciaguerra”: si trattava di un alto muro in pietra eretto tra i due fiumi che divise il borgo e del quale resta la torre civica centrale, il “Campanone”. La muraglia esiste ancora, inglobata all’interno delle case che vennero addossate ad essa già all’inizio del XVII secolo. Nella cortina si apriva un’unica porta sotto la quale era la via di transito, quella interna al borgo tra Porta Fiorentina e Porta Parma: fino alla seconda metà dell’Ottocento non ebbe alternative e da qui transitavano mercanti e pellegrini, eserciti e imperatori, portando ricchezza ma anche disagi e pericoli.
Ambita e contesa per secoli, nel 1650 Pontremoli entrò a far parte del Granducato di Toscana, grazie alla classe mercantile locale iniziò il periodo più prospero e la città si arricchì di chiese, palazzi e ville barocche che ancora oggi destano la meraviglia dei visitatori.